Invecchiamento ed eutanasia

Invecchiamento ed eutanasia

Invecchiamento ed eutanasia cosa c’entrano?

Invecchiamento ed eutanasia
Alain Delon

“Invecchiare fa schifo. Non puoi farci niente, l’età si fa sentire. Non riconosci la faccia, perdi la vista. Ti alzi e, accidenti, ti fa male la caviglia.
Per questo ho chiesto a mio figlio Anthony, di organizzare la mia eutanasia per quando sarò pronto. Ho già anche fatto testamento, affinché la mia eredità non si trasformi in motivo di contesa tra i miei discendenti.
Dopo una certa età si ha il diritto di andarsene tranquillamente, senza passare per ospedali, iniezioni e così via. La vita non mi dà più molto.
Ho conosciuto tutto, ho visto tutto.
Ma soprattutto, odio questa epoca, la rigetto. Ci sono degli esseri che odio. Tutto è falso, tutto è distorto, non c’è rispetto, niente più parole d’onore. Conta solo il denaro. So che lascerò questo mondo senza rimpianti…”.

• Alain Delon

Invecchiamento ed eutanasia. Ma l’amore?

Sono rimasta molto colpita da queste parole. Guardando gl’occhi di Alain Delon ho percepito tutto il suo fallimento.

Sono occhi tristi, delusi dalla vita. Ma può bastare la semplice delusione della vita per decidere di liberarsene?

Nessun uomo ragionevole vuole morire a meno che non soffra di qualcosa che lo esasperi. Anche in quel caso non vuole morire ma vuole liberarsi da quell’esasperazione.

Siamo fatti per la vita

Invecchiamento ed eutanasia

Noi siamo stati fatti per la vita ecco perché la morte è sempre come un ladro che ci ruba ciò a cui teniamo di più.  A riguardo mi torna in mente un versetto della Bibbia Mt 24,42-51“Se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti”.

Non possiamo diventare complici della morte, anche se come società stiamo sempre più cedendo alle logiche dell’eutanasia e di altre cose affini. La morte non è mai la soluzione.

Dobbiamo accettarla quando non possiamo più evitarla, ma non certo andarla a cercare come soluzione alla vita. Ma soprattutto come mera soluzione ad una vecchiaia deludente o perché il mondo è marcio.

Possiamo farci trovare preparati ma non complici.

La vecchiaia non piace a nessuno.

Eh già, la vecchiaia non piace a nessuno. Abbiamo un corpo in prestito e quando la vita non ci dà più molto (come dice Alain Delon) non la voglio più. Praticamente sta dicendo che quando le cose non vanno più come dico “io”, quando la vita non corrisponde più ad un certo disegno o un determinato livello di vita allora la mando a quel paese, la mando a morte.

                “La vita non mi dà più molto. Ho conosciuto tutto, ho visto tutto”

Abbracciare questa soluzione per me significa non amare, non amare tuo figlio, non amare tua moglie, non amare il tuo cane il tuo gatto la tua famiglia, un amico caro. Significa che non hai amato. A  maggior ragione non te ne puoi andare! Come si dice dalle mie parti: non te ne puoi andare quando te lo dice la coccia a te ma solo quando Dio vorrà.  

Se chiedi a tuo figlio di programmare la tua morte non lo stai certo amando, di converso gli stai dicendo che non ti importa più di vederlo, nemmeno per un attimo.

Gli stai dicendo che vuoi abbandonarlo e che anche lui rientra nell’errore della tua vita.
Gli stai dicendo che anche lui è spazzatura dalla quale liberarsi.

Invecchiamento ed eutanasia. La cattiva consigliera.

Bhè, tutto ciò però mi fa pensare alla unica e sola responsabile; la SOLITUDINE! Cattiva consigliera. L’unica che genera depressione, angoscia, distruzione.

Buona parte di coloro che chiedono di morire non sono persone in fin di vita, ma “scelgono” la morte per tristezza o solitudine.

“Vuole morire? Che muoia!”. Non sarà che l’eutanasia è voluta più per sollevare i familiari dalle cure del malato che per sollevare il malato stesso? Non sarà che spesso la gente chiede di morire per “non sentirsi di peso”?

Ma siamo sicuri che per le nostre famiglie un genitore malato e disabile sia un peso?
Spesso sono un peso perché sono stanche fisicamente soprattutto perché l’aiuto sociale è insufficiente.

(Diverso è il caso del suicidio medicalmente assistito, sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, dal quale comunque dissento e che tratterò in altro articolo)

COSA RIMANE ALLA FINE DEL VIAGGIO?
Invecchiamento ed eutanasia Manuela Di Dalmazi
Solo l’amore cura.

Forse perché sono madre ed anche quando sto male vedere gl’occhi dei miei figli è motivo per sentirmi ancora più aggrappata alla vita.

Cosa rimane alla fine del viaggio? E’ questa l’eterna domanda alla quale c’è un’unica risposta che è l’amore, quanto abbiamo amato. Non c’è altro.

Manuela Di Dalmazi

Foto: Pixabay

Fonte: Fede2.0

Dal VANGELO secondo ME o secondo TE? “La falsità”

Altro che gente fuori di coccia come si dice dalle mie parti…altro che fuorismi!

Il fuori di coccia indica prevalentemente una persona che bonariamente fa delle azioni con poco senno o fuori dal comune ma ci sarebbero tanti altri sostantivi per descrivere un ‘ fuori di coccia’.

La falsità è cosa ben diversa.

Le persone ‘vermox’, così le ho ribattezzate con tutto il rispetto per i vermi e per il medicinale che si usa per sverminare gli animali, credo siano quelli che chiamano solo per indagare su ciò che fai o per chiedere favori dopo averti riempito di mille complimenti.

E’ tutto così palesemente strano o immotivato. Ipocriti allo stato demenziale, pensano di essere furbi e che tutto il resto del mondo sia ai loro piedi.

Io, li capisco, mi fanno anche tanta pena perché spesso sono persone insicure e ogni volta che invidiano qualcosa di bello, lo fanno con eccessivi complimenti proprio come una catarsi della propria coscienza.

Ovviamente non tutti fanno complimenti per invidia.

Ma un segnale che mi fa comunque accendere sempre la spia del ‘vermox’ è ascoltare come parlano degli assenti.

Solitamente tendono a parlar male di tutti in loro assenza, trovando mille difetti o incolpandoli di tutto, senza però avere mai nulla contro di voi, e senza trovare mai un difetto in loro stessi.

State pur certi, che adotteranno lo stesso comportamento anche con voi, quando non ci siete. Questa tipologia di persone mette in atto, in questo modo, un meccanismo di autodifesa: si nascondono infatti dietro la loro maschera della falsità.

Ovviamente nessuno è perfetto ed è quindi importante riconoscere la parte falsa di noi e lavorare sulle nostre mancanze, concentrandoci sulla parte più autentica. In questo modo cominceremo a sintonizzarci sulla sincerità, cercando quindi questa dote nelle persone che conosciamo.

La salvezza? Ritornare sempre alla prima impressione che abbiamo avuto attraverso il nostro sesto senso,  secondo me, è già un buon punto di partenza per allontanare i ‘vermox’ oppure porre una distanza tra noi e loro.

Se sei portatore di luce e l’altro è tenebra prima o poi sarà inghiottito dal suo stesso buio.

Manuela Di Dalamzi

Salvezza

Col tempo
il bisogno di riprendere fiato
invoca quel vuoto
dove batte sottovoce
la poesia.

Un latrato di quiete.

Col tempo
impariamo a defilarci,
come tramonti tra scorci.

Nel viatico della luce.

Col tempo
impariamo a prendere
le distanze,
eleganti latitanze
tra i boschi della mente.

Non è presunzione,
è salvezza
un’ancòra di carezza,
nutre la forza.

È nel silenzio dell’esodo
s’incarna un nuovo approdo.

© Manuela Di Dalmazi

“Salvation”

Over time
the need to catch your breath
invokes that emptiness
where it beats softly
poetry.

A bark of quiet.

Over time
learn to slip away,
like sunsets between glimpses.

In the viaticum of light.

Over time
we learn to take
distances,
elegant fugitives
in the woods of the mind.

It is not presumption,
it is salvation
a caress anchor,

nourishes strength.



It is in the silence of the exodus
a new landing is embodied.

È tempo di disobbedire

La poesia è l’urlo della verità. Essa ha tante voci, di denuncia, di sofferenza, di ribellione, d’amore. Il suo volto ha occhi puri, profondi che guardano il mondo, la vita e la sua precarietà.

In mezzo a tanto deserto in quanto il libro è stato scritto durante il primo periodo di Pandemia Marzo 2020, racconta attraverso le Poesie che l’Autrice definisce “Virulente”, l’amore, il dolore, il senso di precarietà che ha travolto tutti.

Disobbedire quindi alla morte spirituale, non certo fisica, che in questi tempi arroganti di mercato, sta lentamente cedendo il passo al più becero mercantilismo culturale.

Due domande sono rivolte al lettore alle quali l’Autrice poeticamente risponde:

“L’amore è un sentimento?

Il dolore può diventare fecondo?”

E’ un’audace operazione di alta filologia, rara in questi tempi di mediocrità. (Francesco Di Rocco)

Un’opera che ha sdoganato i confini della poesia, seppure ne abbia! (Maurizio D’Amato)

Poetry is the scream of truth. It has many voices, of denunciation, of suffering, of rebellion, of love. His face has pure, deep eyes that look at the world, life and its precariousness.

In the midst of so much desert as the book was written during the first period of the Pandemic March 2020, it tells through the Poems that the Author defines “Virulent”, the love, the pain, the sense of precariousness that overwhelmed everyone.

Disobeying therefore the spiritual death, certainly not physical, which in these arrogant market times is slowly giving way to the most vulgar cultural mercantilism.

Two questions are addressed to the reader to which the Author poetically replies:

“Is love a feeling?

Can pain become fruitful? “

It is a daring operation of high philology, rare in these times of mediocrity. (Francesco Di Rocco)

A work that has cleared the boundaries of poetry, even if it has any! (Maurizio D’Amato)