Recensione silloge poetica.

 Recensione silloge poetica “È tempo di disobbedire” a cura di Armando Saveriano.

È tempo di ringraziare “È tempo di disobbedire”

Recensione silloge poetica 𝗘̀ 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝘀𝗼𝗯𝗯𝗲𝗱𝗶𝗿𝗲
Manuela Di Dalmazi libri

Ringrazio di cuore Armando Saveriano , per questa palpabile recensione alla mia ultima silloge poetica È tempo di disobbedire Lfa Publisher estremamente profonda ed intellettuale che scava in ogni angolo della mia opera.

Recensione silloge poetica È TEMPO DI DISOBBEDIRE – Manuela Di DalmaziLFA Publischer 2020 PP 142

Le parole di Armando Saveriano.

Sullo sfondo di una cultura che anche prima della Pandemia planetaria accusava sradicamento, e di una civiltà imbozzolata nelle proprie ‘liquide’ nevrosi, si erge la indissolubile spiritualità di una poeta.
Partendo dall’imprevedibile, dall’inaspettato, dal dolore, intreccia la propria vita con la conversione degli egoismi, degli impulsi ambiziosi e ciecamente regolati dalla Vanità, e delle sterili, inflessibili monadi del privato, in una direzione comunitaria tesa al recupero dei valori e degli ideali ormai alla deriva, nella ricerca di un Lebensplan che tien conto dell’esempio della Arendt, della lezione del neokantiano Hans Vaihinger e di Adler e non ultimo di Henry David Thoreau.

È tempo di disobbedire alla morte. Ma quale morte?

Nella silloge poetica, la ‘disobbedienza’ del titolo è lo stimolo vitale per le speranze future da strappare con i denti e con le unghie, opponendo allo squallore delle brutture e al desolante quadro delle deresponsabilizzazioni (anche in seno alla famiglia) la reattività tenace e construens, perché così comincia il rilancio di un’esistenza fuor di ogni anomia, imbracciando le armi intellettuali e socio-emotive di Ungehorsam und Widerstand.


Disobbedire quindi alla morte dell’anima.

La poesia ha il potere di modificare il destino biologico e psichico?
La risposta dell’avvocata originaria di Guardiagrele in provincia di Chieti è di cauta e razionale affermazione: come Nelo Risi, Di Dalmazi ha da fare i conti con l’imbrattante mota della delusione storica e con i morsi a tradimento del tragico capriccio esistenziale dell’inaspettato, che sa essere ben crudele.

Ma preda degli oscuri demoni di cui non sempre è consapevole, l’uomo si dibatte in una spirale di ostilità e di malinteso; per tentare di riparare la sua natura, occorrerebbe prima cambiare le condizioni sociali.

E’ una parola, obietteranno gli scettici. E qui mi vien di citare un aneddoto: durante una conferenza sul tema, una donna del popolo, dall’intelletto acuto e audace, illo tempore prese la parola per affermare:
” Se è vero che non si possono cambiare, specialmente in tempi brevi, le condizioni sociali, io posso modificare, intanto, il modo con cui allevo i miei figli, e da domani comincerò ad agire come ci ha spiegato Adler.”

Ora a me sembra che questo spirito combattivo sia proprio della Di Dalmazi, che tra l’altro è Presidente dell’Associazione Accademia Salute e Benessere di Pescara (dove vive), e legale dell’Associazione “L’abbraccio dei Prematuri” dell’ospedale civile della città abruzzese che diede i natali a Gabriele D’Annunzio e per la quale struttura profonde risorse ed energie nel campo del volontariato.

È tempo di disobbedire: la cura dei versi.

Nessun dramma è mai irrisolto, sembra dirci attraverso i suoi versi, e la sofferenza è palestra per una fede ottimistica, alla luce del fatto che ogni diversa abilità, fisica e/o psichica, possa essere compensata e non confinata nel disvantaggio razzistico della cosiddetta ‘minorazione’.

La poeta.

La poeta è concreta nel pensare e nell’agire e metabolizza persino gli eventuali fallimenti, virgolettandoli e considerandoli nuovi punti di partenza.

Ella respinge il narcisismo del dolore e il tranello della compassione e isola ogni urto regressivo tendente, subdolo, alla resa o al minimo compromesso da refugium ipocritamente morale.

La silloge.

Il suo corposo volume, dalle insolite dimensioni di album, di almanacco, di abbecedario, quasi aderente all’ideale façon del maestro dell’estetica Gillo Dorfles.

Si dispone ad un verso polifunzionale, di natura empatica, di catturante e ‘pedagogica’ intensità.

Risulta di agile accesso, accattivante, e che deriva da tutte le possibili stratificazioni della sua esperienza personale e sociale.

L’ampio cantiere della sua attività creativa la conduce nei viali istruttivi della tradizione favolistica e fiabesca tra ammiccamenti mai iperletterari a Grimm, Perrault, a Rodari (con spigolature di ironia ferocemente divertita e crudamente allegorica) e ad echi sottili di Calvino, Palazzeschi.

Negli haiku la pervasività di Ogiwara Seisensui, Mario Chini, Luigi Oldani, Mariella Bettarini, G. Bartolini Luongo.

Che abbia abboccamenti metrici o persuasioni in libera composizione, Di Dalmazi non tradisce i suoi propositi di intrattenimento riflessivo, attraverso una prosodia nel rapporto poesia/prosa/teatro, grazie a versi diretti all’ascolto armonico, produttore dell’immaginario visivo della fantasia.

Il bel fluire ritmico la protegge dalle griglie formali, la indirizza ad una pronuncia flessibilissima con tutto l’impatto del vibrato di un pensiero gestuale, di una emozione dai bagliori repentini.

E questo sia nell’invenzione prodigiosa delle poesie “infavolate” (in particolare Cappuccetto rosso e Hansel e Gretel), sia nella ripartizione delle ‘poesie virulente’ o di quelle dedicate all’amore universale a tutto tondo, compresa la terra delle origini con affioramenti dell’inconscio e catene archetipiche.

Vasta e intrigante la sezione dell’haiku, dai riflessi plurimi e dall’aura d’innocenza della parola, che incanta, fa sostare o piacevolmente trafigge. “…Non è il posto del cuore/anche se esso lo abita/ci si sveglia ogni mattina/a combaciare gli assoluti./Non è il posto dei sentimenti/anch’essi ci vivono/tra cesti di ossa rotte/e fotoni di poesia./Non è il posto della gioia/tristezza/né della rabbia/o della solitudine./Siamo uno./Tantomeno il posto della passione/sgorgo purificato che più non bagna./Non è il posto della mente/della razionalità,/l’amore non fa calcoli./Ma è il posto dove anela lo spirito/codice già scritto nei cieli/donde nudi/come trasparenza d’aria/attraversammo deserti/sopravvivendo alle amputazioni/ove commiato non esiste…”;

“Sono io il mio tempo/ senza spazio/galleggio/in bilico sui bordi./Mi confesso in parole fluide/fatte di fecondi mutamenti/lenti/tralci di rose profumate./Su una meravigliosa terra/smossa/”Gaia”/che crea senza vagito./A scovare l’imperfezione/che rimanda/alla bellezza./Nel silenzio mistico della nascita.”;

“…Ti sento ridacchiare/ maledetta notte/anche tu non hai più nulla da offrirmi/anche tu stanca dei miei scarti/legati come aborti,/arti ritorti/a trattenermi i polsi/tra labirinti di lenzuola avulsi…”/;

“ Lasciatemi andare/così, libera/da ogni cosa/umana e disumana,/libera di volare/negli spazi di luce/intravista di scorcio./Lascio solo/il fruscìo dei miei versi/sono la mia storia/troverete/poche virgole come erba tagliata,/poche parentesi tra zolle di terra,/qualche punto interrogativo deserto/e molti punti e capo/al sorgere del sole…”;

“E spera sempre/non getta mai la spugna/l’onda che torna.”;

“Forza è vita/che respira i silenzi/nei verdi spazi”;

“Un soffio muove/erbacce del passato/spiantale bene”;

“Legge la luna/è zingara la foglia/magia nera”;

“La notte ardente/cielo rosso vermiglio/bruciano stelle”;

“Tagliente pietra/brilla tra l’erba secca/luce d’inerzia”;

“Acqua salata/è mulinello il pianto/buco del mare”;

”A randa randa/poppavia l’albero/vela di taglio”.

Recensione silloge poetica

ARMANDO SAVERIANO



recensione silloge poetica è tempo di disobbedire
Libro 𝗘̀’ 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝘀𝗼𝗯𝗯𝗲𝗱𝗶𝗿𝗲

8 pensieri riguardo “Recensione silloge poetica.

  1. Grazie amici, gentilissimi. La poesia per me è verità, quella verità che emerge dalla vita sotterranea della psiche e che all’improvviso trafigge il cuore come un boomerang, a volte meraviglioso a volte doloroso. Denuda la storia. Accolgo con gioia complimenti e critiche, mi tengono viva, vigile, in un mondo dove vogliono farci addormentare…Un abbraccio grande 🤗

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